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La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)

663223
Dossi, Carlo 15 occorrenze
  • 1879
  • Stab. Tip. Italiano DIRETTO A L. PERELLI - Ditta Libraria di NATALE BATTEZZATI
  • prosa letteraria
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La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)

ami ... come? - interruppe il Nebbioso nel pigliargli le mani e ansioso gliele stringendo. - Ti basta un amico? - Solo un amico? ... non più di un

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immoti, accompagnàndole con gli occhi intensi di sguardo. Quantunque, corrotti il palato dal pimento dei vizi, male potèssero assaporare la tenuità di un

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luogo la spartizione seconda del greggie e della vettovaglia, e l'ebbe in un silenzio di umiliazione, non essèndoci alcuno tanto birbante da disconòscere

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ecco, due femminili forme venire correndo verso di loro, svolazzanti le gonne, seguìte da un grosso cane al galoppo. Era Tecla, la prima. - Gualdo

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innamorate si fùsero in un lunghìssimo bacio. - È amore, questo? - dimandò Forestina in uno sbàttito di voluttà, pinta la guancia di porpurea vergogna. - O

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ingordigia dell'ira, la lingua, sì ch'ei dovèa ben spesso parlar con le mani, sentìvasi ora di una inesaurìbile eloquenza, che avrebbe messo in un sacco

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sobbalzò. Egli temette che il sonno non si dovesse più distaccare da lei. E corse, con la svenuta, alla soglia di una vicina spelonca, un de' suòi

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Altìssimo il sole. Scintillava dovunque un aureo polverìo, e parèa il mar rutilante, non aqua, ma un mare tutto di luce. E, d'ogni parte, gente

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cantàvano. Era un inno alla Terra, alla madre comune, che, negli arcani connubii col padre Sole, avèa ridato agli uòmini generosamente il confidàtole seme

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Gualdo il Beccajo svegliossi. L'acuta brezza ferìvagli la somma pelle; l'ànimo, la sorpresa. Chè, assuefatto a svegliarsi in un ambiente bujo, più

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espugnato; pur, questa volta, non era bisogno di pane; era un altro bisogno, non meno forse imperioso, quello di un viso non suo. Chè lui serrava una voglia

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E in un commosso silenzio, la mano di lei nella sua, ei rimaneva accanto alla Nera. I suòi occhi, lùcidi più che mai, volgèvansi, ora alla mamma, ora

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; stàvano, chi in piedi in una èbete immobilità, chi a terra accosciato, le palme alla faccia; tutti affranti da un viaggio lunghìssimo col non sequente

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tutta un'annata, non èrano quasi più, parte perdute in un orbìssimo abuso, parte distrutte da quella ferocia stolta, che gode, men del proprio

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barba. - Mare ancora. - Sempre mare? - No - disse Gualdo con un lieve sussulto - havvi una terra ... grande ... - Al pari di questa? - Assài più ... molto

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